quell’animale che gode quando una volta tanto sono le vostre costruzioni a crollare. Superstite
ardito soltanto quando sono i cazzi degli altri ad andare a scatafascio, che io sia maledetto. Bramo la
stessa capacità di sopravvivere in piedi quando è il mio mondo a polverizzarsi e venir digerito dalla
tempesta. Sono invece in piedi dentro, sebbene mi immagini fuori in quella scena che ovviamente è
già avvenuta propriocomeprevisto, e impugno una freccetta, d’un gioco che odio, vuotissima prova
di destrezza manuale e suppongo anche della mia determinazione quando chiudendo un occhio
guardo il centro del bersaglio, so già che vacilleranno questa abilità e questa capacità di individuare
e decidere, ma strafatto e un po’ ubriaco partecipo mio malgrado e desidero centrare, e allora
compare Croce che, sono abbastanza sicuro, non conoscevo ancora, sono abbastanza sicuro che non
c’è stato spazio nella storia di cui sono testimone per un accostamento tra il suo corpo quadrupede e
quell’interno di uno chalet (chissà perché così ben stampato nella mia memoria), eppure eccolo là
quel caprone, accasciato sul divano, è incredibile che sia riuscito a inseguirmi perfino qui dentro.
Mi osserva nel frastuono di musica odiosa da una cassa bluetooth estranea al mio controllo mentre
nella fronte mia pulsano divoratrici una drum machine e le nubi sonore di Merzbow, mi mette alla
prova persino, guardandomi, con occhi più rettangolari che mai -due fessure, ormai- mentre le mie
freccette colpiscono il bersaglio e allineandosi formano una strana figura. Sono io, modellato da
diversi avvenimenti. Odio i giochi del possibile. Ma ne ho appena disegnato uno. Su un bersaglio di
gommapiuma coi pennacchi rossosangue delle freccette, ciuffi emorragici di rabbia sfilacciata. In
questo mondo infilzato nel bersaglio, io sono un ragazzo intossicato dagli stessi miei correnti
sentimenti: quasi identici nel contenuto, figli degli stessi modi che hanno le cose di decadere, che io
ho osservato, ferendomi negli stessi modi, in questo mondo e in tutti gli altri; ma nell’altro mondo
del bersaglio di gommapiuma, io sono un ragazzo mite, che questi sentimenti, di generale o
specifico disprezzo, e terrore dei presagi di attacco che appaiono incarnati nei miei (ahimè)
consimili, che vogliono rubarmi l’anima e strapparla e prenderne i coriandoli a calci davanti ai miei
occhi di bimbo, e irritazione per le altrui ingiustificate irritazioni e per la certezza che dentro il filtro
alieno dei loro sguardi la mia sia allo stesso modo la più ingiustificata, e immensa vergogna di
qualunque cosa io sono e sia stato -tutti questi tormenti li tiene chiusi con sé in una buona e oscura
stanza, e non è la sua stanza, ma la sua “cameretta” in casa di mammaeppapà, ché questo qui non è
andato a vivere con gli Altri, e con mamaeppapà lui non litiga perché, ha stabilito in lunghe pensate,
tanto è inutile; disegnato sul bersaglio sto io, dentro un mondo che ho rivestito di angoli tondi e
morbidi, protezioni, sterilizzazioni: per impedire che diventassi, io stesso, il rischio da cui dover
proteggere tutto quanto, l’incendio assoluto che forse in questa vita sono diventato. In piedi di
fronte al mio disegno, accanto al sorriso muto di Croce, che annuisce e mastica il vuoto, e tra gli
spumosi fantasmi di ex conoscenti tra loro distribuiti in gruppetti di chiacchiera di cui presto non
posso più riconoscere coi miei sensi o con la mia memoria alcuna fisionomia e caratteristica umana,
tra mormorii e sorsate dai bicchieri e risate pungenti e altri insiemi di suoni inesprimibili in alcuna
lingua, io osservo quella distante forma di me, e la reputo buona: non era male questo altro mondo,
con i suoi difetti: non ero male io, buono, quando tutto il mio morire, il mio incessante consumarmi
inceneritore, non era che un movimento nascosto, dentro i miei stretti e invisibili confini, nient’altro
che un ciclo silenzioso e dimenticato, pari alla discesa e risalita di inosservati astri del cielo.
.
Mi trovo in un incrocio che riconosco, gettato per strada, attorno a me si muovono ora le schiere
degli innumerevoli altri giocattoli rotti già svegli al mattino, escono ognuno dalla propria