aguzzi saprofagi di pesci e chele che ti spolpano e ti fanno sparire, ma lui sta bene, pare che non è
mai stato meglio, anche se l’hanno visto ieri che era nervoso, anche se coi sensi da bestia l’aveva
forse intracapito, ma in fondo che sarà mai una morte violenta nella canicola del mezzogiorno, giù
da un dirupo nel mare che già tanti ha cancellato. E loro all’inizio soltanto un po’ sorpresi, più che
altro offesi, e che cazzo è successo sei resuscitato o qualcosa del genere??, e lui, con un’aria che ti
vien voglia di pestarlo o di farti prestare la lupara dal buzzurro per finire il lavoro, ti risponde:
“ormai…”, dice, e non chiarisce a che diavolo si riferisce con quello, “ormai… sarebbe stato più
strano se, per una cosa così, fossi morto sul serio”, e riprendono a camminare tutti e tre per l’isola
come se non fosse successo niente e difatti la verità si presenta proprio nella veste del
nonèsuccessoniente, e Pollo se lo guarda per bene Croce in quel momento, infinita delusione nella
faccia cogli occhiali scuri che cerca di mascherare i fremiti comunicativi ma stavolta non ce la fa,
mai stato così schifato da un animale, e non è che non glielo dice: “mi fai veramente schifo”, gli ha
detto, con un tono scarno come gli enunciasse il meteo perennemente arido dell’isola, e Croce “mi
ami mi ami lo so…”, e poi niente di strano fino al bungalow, e quella forse è stata l’ultima
interazione verbale tra lui e Croce, non ricorda bene, sono passati più di dieci mesi…
Subito si incatena a quella -anzi no, c’erano state tante altre scene in mezzo probabilmente, sfumate
e scambiate di posto e ripercorse- la scena successiva, in cui Pollo è lì: sul letto, nel presente, nel
buio, piena notte: a un angolo della sua camera, in piedi, non molto alto, insarcofagato nell’incrocio
tra le pareti, sembra guardarlo un ladro, tutto rivestito di nero, il manto di una notte eterna lo ricopre
sempre… è semplicemente il suo colore, è così che te lo vedi apparire nella mente, il ladro, un
essere infagottato nelle ombre. Gli occhi aperti sono cerchi netti bucati al centro, e il cerchio una
lieve fosforescenza che esalta la fissità, come strane stelle che, dall’angolo, fissano Pollo che sul
letto si finge morto o dormiente o immerso in un sogno, sì è tutto un sogno nulla da temere, e il
ladro, sapendo tutto del suo peculiare oggetto d’interesse, leggendolo dentro, non infierisce:
sussurra soltanto: “t’ho scassinato la porta”, e non dice né compie nient’altro, ha fatto cioè detto
tutto quello che doveva. Pollo annuisce, segnalandogli che ha capito. Sembra quasi che quello
risponda con un piccolo cenno, ma è difficile capirlo. Non gli resta che restare là: nell’angolo con
gli occhi di stelle fisse, il cerchio di luce attorno a una pupilla che è un buco nero, ma è col cerchio
della sclera che ti scruta, continua a farlo, ogni tanto rigirandoti ti senti lo sguardo indosso, e dando
un’occhiata al cerchio bucato semifosforescente nel buio pesto della camera che questa notte aveva
sete e s’è succhiata più tenebra del solito dal mondo spento là fuori, ti sembra d’ipnotizzarti quasi, e
che ti ritorni il sonno, poco dopo che il ladro è sparito, lentamente, semplicemente, dopo aver fatto
tutto, cioè esser stato là piantato come uno spaventapasseri nei campi tremebondi dei pensieri
notturni, in una sorta di letargo d’occhi aperti che dormono e non vedono pur non potendo
chiudersi, ma senti che la tua presenza, fino ancora all’ultimo istante prima di dissolversi, la avverte
in qualche modo, la fiuta, con gli occhi, ne registra il calore corporeo, con una lingua che non vedi,
perché il resto di lui è solo strati sovrapposti e incrociati di nero, e quando poco a poco spariscono,
cancellandolo da lì, ti sembra quasi che lo faccia con la serenità e la nostalgia di un caloroso saluto
separatore, quasi lui avesse desiderato, bramato dal fondo dell’anima, di sparire finalmente.
Eccetera eccetera, sembrano mormorare le numerose scene che si susseguono, e che accompagnano
Pollo tutte le notti a partire da quella nottata inscenando ciclicamente parate grottesche di medesima
struttura segreta e variazioni in ciò che si mostra, sogni d’oro, sleep pretty darling do not cry, ed è
come un rumore di fondo che gli concilia o forse gli demolisce il sonno -disabituato, non sa dire se