Rialzando lo sguardo, vide che i tre giovani lo ascoltavano in silenzio, le espressioni protette da
lenti spesse di occhiali da sole o da pupille rettangolari. Fece lo stesso sorriso da satiro di prima,
senza bocca, e riprese a raccontare.
-e infatti una volta una donna di mare s’impigliò a una rete. Non di quelle con la coda di pesce. Non
erano tanto belle a vedersi, no… i capelli parevano alghe lerce, la faccia di pelle da murena tutta
rugosa, zanne da dentice… quando una s’impigliava, era difficile sfilarle, perché con le mani e i
piedi palmati non riuscivano a districarsi: non muovevano bene le dita e con gli artigli non
riuscivano a recidere i nodi… bisognava aiutarle. Ho sentito che certi pescatori se le portavano via e
le vendevano in qualche mercato, a chi cercava schiava o cose stravaganti. Sta di fatto che una di
queste la tirarono e tirarono, per una giornata intera, finché, sarà stato tardo pomeriggio, non
riuscirono a liberarla e la ripiombarono in mare con un tonfo, e quella subito giù, sparita in un
attimo. Una bestia strana assai… epperò Cacciapesce, che se n’era stato tutto il tempo in spiaggia a
osservare, bontà sua, se n’era infatuato. S’ingegnò, da quel giorno, per incontrarla, sapendo ormai
per certo che sotto i flutti ci abitavano quelle della sua razza… di immergersi fino alle profondità,
non si poteva discutere. Allora un giorno se ne uscì con un nuovo stratagemma, e ci si mise ad
attuarlo, per tanti anni della sua vita: notando che il livello dell’acqua d’una pozza del bagnasciuga,
simile a una piccola laguna, s’era alzato quando un mercante ci aveva fatto cadere per sbaglio un
sacco di murici, Cacciapesce aveva deciso di mettersi in cima al promontorio sud e lanciare nel
mare certi massi strani che aveva trovato a non finire in una grotta lassù. L’avrebbe fatto finché il
mare non si fosse alzato tutto, a portargli accanto la sua amata degli abissi… ma cent’anni
passavano, e altri cento ancora, e il mare non s’alzava mai come sperava, riuscendo a rodere
soltanto poche spanne dei contorni della costa: a malapena s’era mangiato il molo in cui una volta
attraccavano i fenici, ch’era anni che non si vedevano più… però Cacciapesce s’accorse che con
questo sistema una torre sta venendo su: tante specie d’uccelli si misero a far nidi a varie altezze,
rondini di mare e piovanelli e gabbiani e sule, tutti… a un certo punto, proprio sulla cima che era
arrivata all’altezza del promontorio stesso, finalmente si posa una donna del cielo, di quelle col
corpo da uccello grifone, con i denti ossei sporgenti dalle labbra, i seni bianchi da morta…
Cacciapesce stette due giorni e due notti in pausa, a esitare, a tormentarsi là in cima al promontorio.
Mi capitò pure di scorgerlo, da lontano, mentre risalivo il pendio: camminava avanti e indietro a un
passo dal balzo, povera bestia in trappola, lanciando a quella creatura che si stava facendo il nido
certi sguardi ossessionati, e subito li distoglieva, per non farsi scoprire da quella… ma una buona
volta prese una decisione: saltò, colle gambe più forti d’ogni uomo, solo in quell’istante, e così se
ne andò a vivere in cima alla torre da lui costruita assieme alla donna del cielo. Si dice che, certe
volte, Cacciapesce si sporgesse a guardar giù dal nido e vedesse affiorare dalla superficie delle onde
le branche viscide della donna di mare a sgraffiar la torre là dove s’immergeva, e che la donna da
laggiù lo guardasse implorante, amante anche lei che in segreto aveva atteso nell’oscurità delle
acqua profonde, sentendo il richiamo di qualcuno che, a terra, l’amava… ma Cacciapesce s’era
sposato con la donna del cielo, era una vita d’uccello la sua, alta: ignorava le cose della terra e del
mare, dei mondi piatti… perciò da lassù la guardava senza dir niente, con una faccia strana di scuse
e d’un nuovo disgusto, e poi smetteva di guardarla… se andate alla torre vedete ancora oggi tanti
segni rovinati alla base: qua sull’isola diciamo che sono i graffi della donna del mare.
Il vecchio diede un’altra aspirata al sigaro e tacque. Mari e Pollo e Croce stavano fermi in piedi al
sole, ognuno pensando alle cose sue.