termini poco sofisticati, di aver compiuto quello che poteva essere un passo in avanti nel processo
dell’evoluzione. A quel punto sarebbe anche potuto morire assieme a tutti gli altri pescatori
vecchietti, senza sfuggire alla decadenza che mai cessava di tallonare tutti quanti. Però, chissà, la
sua particolarissima condizione, il rapporto più speciale con un pesce unico nel suo genere, avrebbe
potuto aprirgli una nuova porta anche sul letto di morte. Chi poteva dire quali cose comportava un
simile fatto? Forse anche la capacità di camminare, di passeggiare tranquillo e indisturbato come tra
i costoni circondanti il lago, sullo stretto nodo nebuloso che separava il mondo dei vivi da quello dei
morti, in quell’assenza di spazio in cui si poteva entrare soltanto una volta valicata la soglia che si
apriva oltre le palpebre chiuse… tanto, la Carpa Intelligente sarebbe rimasta al sicuro nella capanna,
in una cassa riempita d’acqua. Entrambi gironzolavano di qua e di là, chi al chiuso nell’acqua e chi
all’aperto intorno alla costa, entrambi a formulare pensieri unici. Da quando l’aveva pescata, infatti,
il pescatore era diventato più meditabondo. Come tutti gli abitanti della conca, era sempre stato di
un silenzio diverso da quello dei pensatori, poco protratto in riflessioni d’eccessivo trasporto: è
invece un filamento del silenzio ostinato che mandano gli oggetti. L’uomo setacciava nel sacchetto
delle esche, ne prendeva una, la attaccava all’amo, e così via senza intoppi. Ma c’era stato un
cambiamento poiché, pur continuando indisturbato nelle sue azioni, queste avevano iniziato a veder
concentrarsi tutta una serie di problematiche attorno alla sfera del loro svolgersi, così che un
vermetto spostato da una sacca all’amo diventava una questione la cui importanza, per quanto
marginale, non andava dimenticata, un ingranaggio da inserire in un più ampio ordigno
costantemente in via di costruzione. Era convinto del legame tra questa sua nuova disposizione e il
ritrovamento della Carpa. Bastava che ricordasse che lei era lì, come un talismano custodito in un
santuario segreto che esisteva per proteggere e allo stesso tempo far funzionare a distanza la sua
forza mentale. Accoglieva con una rinnovata curiosità le cose insolite che gli si presentavano molto
sporadicamente nella sua pacifica vita, avido com’era di rielaborarle in modo tale da riaffermare
ogni volta con maggiore convinzione la prospettiva che si era fatto del suo nuovo “ruolo”(se di
ruolo si poteva parlare, stando l’apparenza rimasta immutata delle mansioni che svolgeva, e si sa
che sono proprio i gesti a definire un ruolo. Un normalissimo pescatore, dunque). I suoi baffi
fremevano, proprio come quelli della Carpa, quando si vedeva la neve in estate, oppure quando
spuntava dal lago un pesce particolare. Il vecchio però non sembrava mai particolarmente
interessato agli strani angeli. In fin dei conti questi, malgrado le leggende circolanti sul loro conto,
non erano oggetto di venerazione neanche presso gli altri abitanti del villaggio. Nel corso del tempo
avevano inevitabilmente catturato la loro attenzione, questo è indubbio, ma neanche erano stati
eletti animali rappresentativi della cultura locale. Erano diventati ai loro occhi un simbolo vivente di
vita propria, senza la capacità di insegnar loro a proposito degli antenati, della storia, del futuro,
dell’amore, della nascita o della morte. Non c’erano statuette o idoli, e non c’erano totem di legno
che spiegassero le stesse ali degenerate. Piccoli manufatti di legno sostavano in qualche abitazione,
ma la loro era la forma di creaturine mansuete, come le folaghe e i salmoni. Ma anche in questo,
pareva esserci stato un cambiamento. La Carpa in casa aveva sbadigliato, e il pescatore galleggiante
sul riflesso della luna si ricordò all’improvviso di quel tale. Era arrivato con delle cose nuove,
“informazioni” mai sentite, che dicevano cose diverse da ciò che si era sempre saputo. Che se le
ritrovasse anche lui tutte d’un tratto a spuntare nel bel mezzo dei suoi pensieri consueti, anche lui
padrone di un pesce magico che gli infiltrava eccentricità mescolate al quotidiano? Era uno
studioso, in visita al villaggio come provenisse da una stella lontana, “ricercatore”, si diceva, uno
giunto fin dalle lontane città per far domande a gente umile. Sosteneva di aver trovato in una grotta